"Gondoletta del Garda" San Felice d/B (BS) - Lariosub.com

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la " Gondoletta del Garda "San Felice del Benaco (BS)

Situata a poche centinaia di metri dalla costa Bresciana si trova l'Isola del Garda di propietà della Famiglia Borghese Cavazza.


Nelle acque adiacenti alla villa, il 31 luglio 2005, l'amico Mauro Rosso in una sua immersione domenicale ritrovò una imbarcazione in legno risalente alla fine del settecento.

Il ritrovamento:
Una calda mattinata di fine luglio, il BWA 740, sempre fedele compagno di innumerevoli avventure, scivola veloce senza alcun sobbalzo sul lago piatto come una tavola, destinazione Isola Garda o comunemente chiamata Isola Borghese, una formazione rocciosa al largo di Salò sulla quale spicca maestosa la splendida villa in stile veneziano.
Mia moglie Alessandra, che da molti anni sopporta e assiste pazientemente le mie immersioni in solitaria, getta l’ancora per ormeggiare nei pressi di una parete verticale sommersa che si spinge fino a 110 metri di profondità, parete che avevo già più volte esplorato fino ad una profondità massima di 80 metri.
Questa volta ho programmato invece di scendere fino al fondale.
Inizio la vestizione dell’attrezzatura, tra cui un pesante tribombola sulla schiena e 2 coppie di 10 litri in alluminio ai fianchi, il più velocemente possibile visto che il calore all’interno della muta stagna inizia fastidiosamente a farsi sentire.
Una volta in acqua mi porto nei pressi della parete nuotando in superficie e dopo l’ok a mia moglie, che fa partire il cronometro per monitorare il run-time totale, inizio la discesa.
Il termoclino si fa sentire a circa 30 metri, in tutta la sua potenza, passando di colpo da una temperatura media di circa 22 gradi a 9 gradi, sensazione comunque sovrastata dalla concentrazione  affinché tutto proceda perfettamente.
Il muro di roccia scorre veloce al mio fianco fino ad intravedere il fondo, una vigorosa gonfiata al gav bisacco e mi stabilizzo intorno ai 108 metri, un controllo ai manometri e decido di mantenere parete a sinistra.
Mi rendo conto che sono perfettamente lucido, merito della 10/70 di fondo che preparo sempre personalmente, come le altre miscele di decompressione.
La torcia HID fende il buio totale dell’acqua limpida e gelida su un fondo fangoso inclinato che degrada verso il centro del lago.
Dopo pochi minuti di potenti pinneggiate intravedo una sagoma, credo che sia una roccia, ma non si tratta di una roccia, ancora due colpi di pinne e noto la sagoma di una grande barca, e penso ad uno dei tanti relitti che ho trovato nel Garda.
Mi avvicino ancora e distinguo chiaramente la grande pala del timone, la poppa è imponente con una forma esterna leggermente concava al centro.
Mi abbasso ancora di qualche metro lungo il lato di dritta e vedo la prua che si innalza maestosa dal fondale, il fasciame di legno perfettamente conservato, gli scalmi ancora in posizione, l’albero verticale, un relitto che risale almeno a 200 anni fa.
All’interno una cassa con un carico di manufatti di ferro, addirittura una forchetta, mai visto nulla del genere!
Mi rendo conto allora che ho trovato qualcosa di importante, il respiro inizia a farsi quasi affannoso per l’emozione, controllo i manometri e decido di iniziare la risalita, prima del previsto considerati i consumi di gas piuttosto alti.
La decompressione scorre in totale tranquillità, pensando alla programmazione della prossima immersione con maggiore permanenza sul fondo, ma i tempi sembrano apparentemente più lunghi per la voglia di uscire ad urlare il ritrovamento a mia moglie, la mia magnifica assistente di superficie.
                                                                                                                                                                       Mauro Rosso
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